Programmare e preparare un cammino.


Nessuno decide di intraprendere un lungo viaggio a piedi, sia esso un pellegrinaggio o un trekking, con la partenza prevista per il giorno seguente: questo avviene solo nella virtualità cinematografica. zaino escursioni trekking Dalla decisione alla partenza quindi passa sempre un po’ di tempo e questo permette di preparare bene quanti più aspetti possibili, quelli fondamentali da tenere conto sono:

Come frazionare il viaggio?
Cosa avere nello zaino?
Che tipo di camminatori siamo?

Iniziamo dall’ultima domanda dividendo gli aspiranti pellegrini e trekkers in tre tipi.
Tipo Uno: quelli che non camminano se non per andare dal divano al bagno, dal giardino fino in casa, dall’androne del palazzo al giornalaio lì a due passi e che fra scale e ascensore nutrono una forte simpatia per il secondo; le “distanze” più lunghe anche di poche centinaia di metri sono fatiche e se la macchina si potesse parcheggiare dentro il negozio sarebbe meglio;
Tipo Due: abitudine a passeggiare e camminare a lungo ma senza particolari bagagli, abiti o scarpe adatte o al massimo con abbigliamento genericamente sportivo, fermandosi però a vedere questo o quel negozio, a prendere un caffè o parlare con qualcuno incontrato, insomma prendendosela comoda;
Tipo Tre: abitudine a camminare con scarpe adatte e con uno zaino sulle spalle; abitudine alla variabilità del percorso.
Gli appartenenti al terzo tipo saranno naturalmente i più facilitati, anche perché già in possesso di materiali idonei a un viaggio più lungo di una semplice escursione o di una da due-tre giorni consecutivi. Saranno inoltre fisicamente più preparati e mentalmente abituati a esperienze dove conta anche la volontà e la pazienza.

Tipo Uno e Tipo Due devono mettersi in testa di organizzare diversamente il loro tempo e le loro abitudini nel periodo che li separa dal momento della decisione a quello della partenza. Soprattutto i tipo Uno devono cambiare radicalmente il loro approccio con il camminare; se questo non avviene conviene mettersi l’animo in pace e non iniziare nemmeno.
Camminare fa bene sotto molti aspetti, sia fisici che psicologici; non starò qui a farne la disamina ma prendetelo come un dato di fatto.
Tipo Uno: iniziare a trasformarsi in un Tipo Due, ovvero sforzarsi di camminare e passeggiare il più spesso possibile, allungando i tragitti una volta che il fisico inizia a rispondere a questo tipo di esercizio. Entrambi i tipi, Uno e Due, devono poi abituarsi ad avere uno zaino sulle spalle appena sentono che allungare i tragitti non è più uno sforzo; all’inizio può bastare anche lo zainetto riciclato di un figlio o di un nipote, riempiendolo con una maglia, un giubbotto da acqua e vento, un paio di scarpe, una borraccia d’acqua, un libro, ma senza eccedere nelle prime uscite per evitare dolori ai muscoli delle spalle o alla schiena. In queste passeggiate lunghe è meglio usare un paio di scarpe sportive, anche se usate e dimenticate nel ripostiglio.

⇒ Bisogna fare una tabella semplice ma da seguire il più possibile:
a) il primo mese abituarsi al movimento il più frequentemente possibile;
b) secondo e terzo mese abituarsi a camminare veramente con uno zaino e delle scarpe più adatte;
c) quarto mese e successivi – se ci sono – abituarsi allo zaino da usare nel viaggio, riempito con il corredo necessario e con l’assetto (Scarpe e Abbigliamento) scelto.

Tutto questo può sembrare sia troppo facile che troppo difficile nello stesso tempo. In realtà è più semplice di quanto sembri e più complicato nell’attuarlo di quanto possa sembrare . Mi spiego: una volta presa la consapevolezza che abbiamo ritagli di tempo da utilizzare durante la settimana, la domanda “ma come faccio a camminare, quando ci vado?” sembrerà sciocca. Nella vita di tutti ci sono momenti nei quali si pensa di aver da fare chissà cosa mentre in realtà passiamo il tempo in cose tranquillamente evitabili e sostituibili con una o due ore di cammino.

Il sentirsi stanchi dopo una giornata di lavoro è naturale e comprensibile ma una passeggiata aiuta a riposare molto più che buttarsi in poltrona a seguire la tv o al computer per Facebook, soprattutto perché il camminare alleggerisce la mente, distrae dai problemi oltre che sciogliere i muscoli. Al ritorno una bella doccia e sembrerà di essere nuovi… o comunque poco usati. Provare per credere.
Altrettanto, una volta presa l’abitudine a dedicarsi all’allenamento iniziale, non bisogna pensare che da lì in poi sia tutto facile: è errato. Una volta trovati i materiali adatti per il viaggio e messi nello zaino, bisogna trovare luoghi dove fare simulazioni di tappa con addosso lo zaino, scarpe e abbigliamento da usare; le prime volte senza eccedere ma arrivando al peso e l’assetto da viaggio. Città, campagna, collina, montagna: va tutto bene, basta avere l’idea di dove siamo rispetto a casa e quale strada fare per rientrare o per ritrovare il treno, il bus o la vettura.
Attenzione: è importante fare sempre tutto con animo leggero, godendosi i posti; facendo esperienza del proprio corpo quando reagisce male alle difficoltà o quando smaltisce la stanchezza meglio del previsto. La preparazione non va presa come si dovesse partecipare a una competizione: no, è dannoso, stanca mentalmente, crea vincoli psicologici e non diverte; inoltre alla fine del viaggio non ci sarà nessuna premiazione: il vero premio lo troverete dentro voi stessi. Il viaggio va preparato e poi vissuto come un gioco, un divertimento che rende liberi, ricchi di ricordi ed esperienze.

Come cercare i percorsi da fare?

Partire da casa e fare “anelli” sempre più lunghi quando si è alla fase iniziale. Se un percorso inizia ad annoiare può essere fatto a rovescio mentre ne viene pensato uno nuovo. Prendere un bus per raggiungere una località vicina e rientrare a casa a piedi è una soluzione da applicare quando siamo già avanti nella preparazione. Nei mesi invernali camminare in città dopo il tramonto è possibile seguendo i marciapiedi illuminati; non seguire soltanto il sole per camminare, magari azzardare anche un’uscita con la pioggia: servirà per fare esperienza e rendersi conto su come proteggere sé stessi e lo zaino in questi casi.
Avendo un amico socio del CAI – Club Alpino Italiano – o associazioni analoghe, si può chiedergli quando organizzano escursioni non troppo tecniche per iscriversi a queste come esterni: ci sarà da pagare qualcosa anche per l’assicurazione giornaliera ma una volta sciolte le gambe saranno esperienze utili.
Una cosa “seria” da ricordare c’è e deve essere promemoria per evitare di prendersela troppo comoda e dire “ho camminato ieri, oggi resto a casa”: durante il cammino scelto non si faranno quindici o venti chilometri solo un giorno ma andranno fatti anche il giorno dopo e quello dopo ancora, anche di più talvolta, perché le tappe non sono tutte identiche e tutto questo dura una, due o più settimane. Non va precluso inoltre nessun tipo di terreno: asfalto e sterrati, salite e discese, marciapiedi e piste ciclabili. Tutto sarà utile perché trekking e pellegrinaggi presentano tutte queste superfici.

Zaino e materiali: ci sono molti negozi che trattano articoli sportivi e in particolare quelli idonei all’escursionismo e al movimento all’aria aperta; c’è anche una nota catena internazionale che si è diffusa nel Paese e consente di limitare i costi. Bene, farsi consigliare da un amico esperto è una soluzione, oppure “fare la spesa” in compagnia di chi sarà presente nel lungo il viaggio: due teste o più pensano o vedono più di una sola e magari fra qualche dubbio uscirà fuori anche una scelta migliore.

Parlando della nota catena c’è da dire che una maglietta ottima costa cara come una di marca, quindi l’economicità c’è quando si scelgono i prodotti di livello base che sono sufficienti per quello che c’è da fare. Innanzitutto il viaggio va programmato durante la stagione migliore, ovvero metà primavera e inizio estate; saltando agosto a seconda dei luoghi scelti, per poi andare a fine estate e inizio autunno. Questi periodi consentono abbigliamento leggero anche in termini di peso.

⇒ Va considerato che il primo peso da sopportare è il proprio: se durante la preparazione ne viene perso un po’ per una maggiore attenzione al cibo e per l’aumento dell’esercizio motorio è una grande cosa; quindi partire in condizioni fisiche migliorate è un aiuto grandissimo oltre che salutare. Il secondo peso è quello dello zaino vuoto: prendere uno zaino enorme significa peso non necessario, inoltre induce a metter dentro roba perché “tanto c’è spazio”. Viene prenotato anche uno sherpa? No? Male.

Tre ricambi sono sufficienti: quello indossato e due nello zaino. Tre di tutto: magliette, calzini da trekking (vanno bene anche quelli della solita catena), slip in microfibra perché pesano poco e restano più asciutti dal sudore rispetto a quelli in cotone; un paio di pantaloni per camminare e un paio per cambiarsi dopo la doccia, tutte e due le paia con la gamba staccabile in modo da averli lunghi o corti nella necessità. Una felpa leggera fa comodo anche in luglio in molti luoghi, come pure una giacca a vento leggera o, se non piace, una mantella impermeabile. Ciabattine di plastica per fare la doccia e un paio di sandali leggeri per far respirare il piede dopo la marcia giornaliera. Accappatoio in microfibra e un sacco a pelo leggero; una federa di cotone da mettere sul cuscino dell’ostello di turno. Borsa da toilette con il minimo indispensabile, magari un mezzo rotolo di carta igienica per emergenze (quanto peserà mai?).

E’ un classico il consiglio di portare un pezzo di sapone di Marsiglia utile per la doccia, lo shampoo e il bucato. Negli ultimi anni è sempre più facile avere negli ostelli le lavatrici e le asciugatrici e con pochi spiccioli si lavano e asciugano i capi in cooperativa con altri viaggiatori; il sapone però serve ugualmente perché non sempre il bucato potrà essere automatizzato e la doccia andrà fatta in ogni caso: magari ne serve un pezzo un po’ più piccolo.
In ogni caso va ricordato che gli “articoli” più importanti per i quali porre attenzione al momento dell’acquisto – anche spendendo qualche euro in più – sono:
a) le scarpe. Rovinarsi i piedi nei primi giorni ed essere “del gatto”, come si dice, è un attimo e poi addio viaggio;
b) lo zaino. Non troppo grande come detto in precedenza ma in ogni caso con spallacci comodi e ampi, con apertura anche longitudinale per farlo e disfarlo meglio; attenzione che ci sia il copri-zaino impermeabile incorporato – ormai quasi in tutti – ma se ne fosse sprovvisto prenderne uno adatto o usare la mantella a coprire zaino e camminatore;
c) i bastoncini. Se li avete già considerate come e quanto li utilizzate e se è il caso di cambiarli o fare un corso per usarli meglio; naturalmente prendendo dei “curve” e perfezionando il “nordic hiking” più adatto per lunghi viaggi; se proprio non li avete è l’occasione per procurarseli e seguire questa tecnica innovativa nei materiali e nella logica del cammino. Saranno un valido aiuto nel procedere giorno dopo giorno.
Bene, a questo punto si può fare una prova con uno zaino prestato e se tutto sta in uno più piccolo del previsto va acquistato un 30 litri invece di un quaranta per le signore, oppure un 40 litri invece di un cinquanta/sessanta per i maschietti. Si risparmiano soldi e peso dello zaino. La giacca a vento o la mantella possono stare fuori, legate sopra il cappuccio dello zaino, anche perché se servono sono più facili da prendere piuttosto che cercarle all’interno. Lo zaino si deve aprire bene, magari in senso longitudinale oltre che da sopra; al mattino è più facile rifarlo e questo va fatto giorno dopo giorno, come camminare, lavarsi, farsi il bucato e via così. Vale la pena allenarsi a farlo molte volte prima di partire: oltre che a prenderci la mano serve perché in certi ostelli o rifugi ci può essere poca luce e sbagliare o lasciare qualcosa è sempre un peccato. In ogni caso una torcia frontale, che lascia libere le mani e illumina ciò che si guarda, è comodissima ed economica.
Sul fondo dello zaino vanno messe cose leggere, tipo accappatoio e ciabattine; quelle pesanti, come la borsa da toilette e i sandali, a metà e a contatto con il dorso che appoggia alla schiena per non sbilanciarsi; attorno e sopra il resto; se ci sono tasche laterali si possono usare per calzini e slip. Nel cappuccio documenti, soldi, creme solari e quanto serve più o meno durante la tappa giornaliera. Importante una borraccia per l’acqua e da ricordare il caricabatterie del cellulare, che sarebbe meglio usare solo dopo l’arrivo di tappa, e quello per la fotocamera.
Ultima cosa: un consiglio generale è quello di avere un peso di bagaglio corrispondente 10% del peso corporeo, comunque non oltre il 12%. Va tenuto presente però anche la preparazione fisica del camminatore e la sua struttura; un esempio: un uomo di 100 kg potrebbe teoricamente portare uno zaino dai 10 ai 12 kg di peso ma se è alla prima esperienza rischia di farsi del male; una donna di 45 kg di conseguenza andrebbe dai 4,5 ai 5,4; certo i rispettivi indumenti hanno pesi diversi e tre magliette XXL pesano molto di più di tre di taglia S.

⇒ Sul Cammino di Santiago conobbi una signora romana piccola e leggerissima: aveva lo zainetto scolastico di un nipote eppure aveva tutto con sé, dai ricambi al sacco a pelo, dal necessaire alle ciabatte. Una cara amica, esperta viaggiatrice a piedi, con me sul Cammino nel 2013 ne ha percorso un bel tratto anche nel 2014, cambiando il vecchio zaino da 40 litri con uno da 30 e si è trovata benissimo, avendo ugualmente tutto quello che le serviva.

A questo punto resta da vedere come programmare le tappe.
Da soli c’è una certa libertà di scelta, condizionata solo dal tempo a disposizione per fare il viaggio, meglio se ci sono un paio di giorni in più a scanso di imprevisti, tanto il modo di utilizzarli se tutto va bene si trova sempre. Meglio studiare qualche guida stampata o alcune di quelle che proliferano sul web. Più se ne vedono e meglio è, anche perché si scoprono più informazioni e sapere di più è un peso che non si sente, anzi… Personalmente faccio dei file di testo dove scrivo inizio e fine di ogni tappa, distanza e altimetria dei due punti; lista dei posti dove alloggiare con indirizzo e dati salienti; questi testi sono leggibili anche su smartphone, più comodo che portarsi dietro i fogli stampati; gli amici che ho “servito” mi hanno ringraziato per i miei lavori.

⇒ Trovare panorami e foto delle tappe serve inoltre ad accrescere l’aspettativa , la voglia di vedere e vivere i posti da attraversare e alleggerisce allenamenti e programmazioni.

Meglio la prudenza nella scelta delle percorrenze di tappa, tenendo presenti anche le possibilità di sosta nei luoghi presi in considerazione. Fare pochi chilometri in più per raggiungere un luogo con ostelli migliori vale la pena, magari recuperando in una delle tappe successive alleggerendola nel chilometraggio. Tenere presente sia le possibilità di sosta che precedono il posto tappa sia quelle che seguono, nel caso ci siano imprevisti che accorcino o allunghino la tappa.
Partendo in gruppo tutto questo va fatto assieme agli altri, riunendosi e parlandone dati alla mano; se qualcuno sogna maratone va riportato a più miti consigli, se qualcun altro eccede in prudenza si deve far presente il tempo massimo a disposizione per compiere il viaggio.
Nello studio di una tappa va tenuto conto dei particolari importanti, ovvero di un bel luogo da vedere; di un ristorante particolare dove mangiare un cibo caratteristico della zona fatto in modo eccellente; di un ostello migliore di altri dove alloggiare oppure della necessità di evitarne uno del quale si hanno informazioni negative. Del resto se un luogo offre un piccolo ostello che evita di fare una tappa di quaranta km per trovarne altri, conviene far buon viso a cattivo gioco e utilizzarlo, nel bene e nel male se fosse semplice, poco moderno e in un borgo di qualche decina di abitanti. Si può sempre rifarsi nella tappa successiva…

⇒ Elasticità, informazioni e un po’ di fantasia. E’ un lavoro di “taglia e cuci” che fa apprezzare di più il viaggio e diverte nella sua preparazione; come dice Luigi D’Ausilio, scrittore viaggiatore che ho letto e apprezzo: “un viaggio parte da lontano, si nutre di speranze e di aspettative”: verissimo e soddisfacente; inoltre aumenta la voglia.

Una lista con i numeri di telefono degli ostelli è utile per prenotare uno o due giorni prima, dato che molti di questi adesso accettano prenotazioni anche sulle vie di pellegrinaggio. Meglio informarsi se nel periodo ci sono ricorrenze particolari (vedi paesi lungo la Francigena dove ostelli o piccoli alberghi possono essere prenotati per questo o quell’evento della zona). Sul Cammino di Santiago gli ostelli sono riservati ai pellegrini che devono presentare la “credenziale” per accedere e questo esclude i semplici turisti mantenendo posti liberi. Se il percorso la prevede ricordarsi per tempo di richiederla presso le associazioni che la rilasciano, italiane o straniere o di prenotarla presso il punto di partenza. La credenziale normalmente è gratuita o al massimo può costare cinquanta centesimi.

 

Bene, a questo punto resta un eventuale interrogativo: da soli o in compagnia?
Lungo le vie di pellegrinaggio è difficile essere soli; perfino la Francigena comincia a offrire più presenze rispetto a qualche anno fa, anche se non si paragonano i suoi numeri a quelli dei cammini spagnoli; comunque trovarsi in compagnia di altri pellegrini è facile e camminare con loro per lunghi tratti è possibile, come pure aggregarsi e fare gruppo.
Un gruppo precostituito, da due in su, è altrettanto possibile ma dipende dalla conoscenza reciproca dei componenti e dal grado di sopportazione dei singoli nei confronti degli altri. Perfetti sconosciuti o quasi possono essere conoscenze interessanti ma anche noiose e talvolta vincolanti, quindi meglio valutare bene e prendere accordi, che prima di partire possono sembrare eccessivi, ma durante il viaggio consentiranno libertà individuali e necessità del gruppo senza incorrere in discussioni o incomprensioni.
Camminare e apprezzare quanto si vede e si scopre in queste occasioni è un esperienza che dona una disciplina interiore sempre utile: sfruttarla per godere meglio un lungo viaggio è cosa saggia.
E ricordate di portare voi stessi, dimenticarsi a casa non serve.

Giorni e Vento propizi, Viaggiatori!

@Marco Pennagialla Parlanti

 

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